by Paolo Carlo Lunni
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Imagelistener's Journal

Sono desocializzato

Complimenti.

Se stai leggendo questo post significa che sai che esisto nonostante le mie scelte.

Pochi giorni fa ho concluso il mio personale percorso di desocializzazione.

Il tutto è iniziato poco tempo fa con la cancellazione dell'account Twitter, decisione praticamente indolore, dettata più che altro dal disuso. Onestamente tenere un account su una piattaforma social in cui loggarsi un paio di volte l'anno e solo per controllare se la compagnia di telefonia mobile riportasse un crash della linea nella propria zona ha effettivamente molto poco senso.

Successivamente venne il turno di Facebook. Più complesso, il mio account di risaliva al 2005 quando ancora il social network non era stato ancora tradotto in italiano e l'interfaccia era tutta in inglese. Tanti contatti, tante foto, vacanze, compleanni; ecco i compleanni, l'idea di eliminare Facebook è venuta quando mi sono accorto che l'unica interazione con i contatti avveniva solo ai compleanni. La situazione si faceva imbarazzante quando lo scambio: "Auguri, buon compleanno!" - "Grazie mille ;-)" si ripeteva in modo matematicamente periodico per tutta la cronologia della chat senza interruzioni infra annuali. Divenuto uno strumento solo per farmi i cavoli altrui e a cui io non contribuivo era giunto il momento di abbandonare.

Il tutto per giungere alla decisione ultima: eliminare l'account Instagram, possibile?

Come può un appassionato di fotografia, che organizza shooting, che collabora con modelle, rinunciare alla presenza all'interno di un social network pensato intorno all'immagine?

Principalmente per due motivi, uno sul versante attivo e uno sul versante passivo.

Sul versante attivo come "autore" le mie immagini, mai pensate con lo stile "casuale" che tanto piace ai social, languivano nei pochi contatti e nelle poche interazioni e di certo la visualizzazione nelle dimensioni di un francobollo non aiutava ad apprezzarle.

Oltre alla generale insoddisfazione si aggiunga che ostinarmi a pubblicare le mie immagini su Instagram, il quale è sempre più orientato alla vendita di prodotti, a mio avviso andava a tradire la mia più grande fortuna come fotografo: "essere professionale, ma non professionista" nel senso di avere la fortuna di realizzare immagini al meglio delle mie capacità fisiche e tecniche ma senza dover trarre dalle stesse alcun reddito.

Una volta raggiunta questa consapevolezza è facile intuire come tutto quello che conta non sono likes o visualizzazioni ma che le foto siano belle e riprodotte sul supporto migliore sia che esso sia una galleria di 500px, questo sito o semplicemente una stampa appesa nel mio studio.

Dal lato passivo: Instagram era diventato un modo per vivere virtualmente "le vite degli altri" (film sulla Stasi che, peraltro, consiglio) e dal momento che non è un'attività a cui sono particolarmente interessato anche qualora la vita rappresentata fosse vera. Dal momento che nella grande maggioranza dei casi vera non è, meglio investire quel tempo anche solo in una bella serie televisiva dove sono dei veri professionisti della fiction.

Ciò detto, ciò posto, parafrasando il detto: "chiuso un social, si apre un blog.". Ho deciso di aprire questa sezione blog all'interno di questo sito nato solo come portfolio, per poter esprimere tutto quello non trasmissibile in immagini e che in passato avrebbe preso la forma di una stato su Facebook o una caption su Instagram.

Detto questo è bene dire subito che questo blog rappresenterà al meglio tutte le caratteristiche che i blog non devono avere: non ci sarà una cadenza predeterminata dei post, e questi non saranno su un tema fisso. Diciamo che tutto sarà molto ACDC (cit. Boris).

Paolo Carlo LunniComment